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“Carobbio ci ha detto che nello spogliatoio del Siena scommettevano quasi tutti. Una tv mi ha persino offerto 5 mila euro per un’intervista se parlavo anche di Conte. Come se le conoscessi. Ho rifiutato. Non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo, ma soprattutto non ho bisogno di soldi per parlare di quello che so”.
C’è un tempo per inorridire, come uno per prendere coscienza di quanto marciume debba ancora salire in superficie se uno degli elementi cardine del sistema nel gruppo degli zingari, uno come Almir Gegic, esterni senza alcuna inibizione che autorevoli emittenti televisive abbiano manifestato l’intenzione di pagare l’obolo pur di registrare affermazioni dell’ex giocatore su Conte. Conte fa notizia, Conte fa alzare l’audience, Conte serve a fare titoli. Se la notizia c’è ed è verificata, allora sia pubblicata. Ma qualora l’accordo – vedi quanto riferito dalla Gazza – è relativo al nome da fare, a una forzatura per creare una notizia laddove mancano riscontri che cosa ha a che vedere con la ricerca dei fatti?
Il ricorso al denaro per ottenere documenti esclusivi, interviste, rivelazioni nient’affatto desueto – purtroppo – come imporrebbero criteri di notiziabilità e deontologici come l’indipendenza e autorevolezza della notizia, principi di cui ci si veste al momento della convenienza. Con un certo disincanto, quanto indirettamente denunciato da gegic è pratica assai comune, molto più di quanto si abbia percezione. L’universo gossipparo di cui si è animata l’informazione televisiva ne ha moltiplicato incessanetemente la frequenza, abbattendo il livello di tolleranza. O meglio, alimentando il fenomeno pur non ammettendo di aver staccato assegni o effettuato bonifici per ottenere l’agognata intervista. Non esistono innocenti, ma solo diversi gradi di responsabilità.
Non è una questione di calcio, esclusivamente di pallone criminale quella su cui si ragiona, ma un costume nel giornalismo contemporaneo deflagrato con il caso dei versamenti a televisioni locali di denari, addirittura pubblici, per ricevere in cambio una visibilità garantita. Usanza censurata da parte dell’Ordine dei Giornalisti e che anche per quanto concerne il caso Gegic pone interrogativi simili. Il legale di Conte, Antonio De Rensis, ha epresso sconcerto. E affidato la necessità di chiarire quanto asserito dall’ex calciatore alla magistratura, precisamente alla procura di Cremona: “Noi attendiamo il suo interrogatorio, lo acquisiremo quando potremo e verificheremo cosa avrà detto e a quel punto ci muoveremo se ci saranno i margini per tutelare la persona di Antonio Conte. In ogni caso, queste parole lasciano un senso profondo nei protagonisti”.
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Dopo queste affermazioni, non rettificate fino a questo momento al contrario di quanto accaduto per l’intervista a Stellini del Corsera, il Tnas ha reso noto oggi di aver annullato la squalifica inflitta ad Alberto Fontana.
L’impianto accusatorio costruito dalla procura federale, guidata da Stefano Palazzi, nel processo sportivo viene smentito nuovamente. Sconfessato. Come reagiranno, dopo questa nuova sentenza, negli uffici di via Po?